domenica 8 giugno 2014

Il dono dello Spirito Santo nell’ufficiatura della Pentecoste




Effonderò la generosa grazia dello Spiri­to…
           

Molto spesso nelle liturgie orientali ci troviamo col fatto che i testi liturgici diventano un commento ai cicli iconografici delle chiese, e viceversa le icone sono l’espressione grafica e visiva di quei testi liturgici. Negli anni 70’ del XX secolo l’iconografo P. Michel Berger, allora ufficiale della Congregazione per le Chiese Orientali, dipingeva l’abside della cappella di San Benedetto nel Pontificio Collegio Greco di Roma, a richiesta dell'allora rettore P. Olivier Raquez; e si ispirava nell’affresco dell'abside che si trova nella chiesa greca di Santo Stefano di Soleto nella Terra d’Otranto, risalente alla fine XIV secolo. In esso vediamo riprodotta nella parte superiore la Santa Trinità in forma antropomorfica, nella missione dello Spirito Santo, rappresentazione che a sua volta riprende tutta la pneumatologia dei padri Cappadoci, specialmente San Basilio. Sotto la rappresentazione trinitaria vediamo due angeli che incensano portando due ceri in mano, ed immediatamente sotto vediamo la rappresentazione della Madre di Dio orante e gli apostoli il giorno della Pentecoste. Due dei tropari del mattutino nell’ufficiatura bizantina della Pentecoste, cantati prima dei salmi di lode 148-150, diventano un bel commento all’iconografia sopra accennata, e a sua volta l’icona stessa diventa l’immagine grafica dei due tropari, soprattutto il primo collegato con l’immagine trinitaria dipinta nell’abside: “O Spirito Santissimo che procedi dal Padre e tramite il Figlio ti sei fatto presente nei discepoli illetterati, salva quanti ti riconoscono come Dio e santifica tutti”. Il secondo dei tropari illustra la lode della Chiesa alla Santa Trinità –la Madre di Dio orante e gli apostoli nell’icona sopra accennata: “Luce è il Padre, luce il Verbo, luce il santo Spirito, che è stato mandato sugli apostoli in lingue di fuoco: grazie a lui tutto il mondo è illuminato per render culto alla Trinità Santa”. Il dono dello Spirito Santo è visto come colui che porta la Chiesa ed ognuno dei cristiani alla lode e la confessione della Santa Trinità.
            Diversi dei tropari dell'’ufficiatura bizantina contemplano la Madre di Dio nel mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio il quale, dopo la sua ascensione in cielo e seduto alla destra del Padre, manderà sulla Chiesa il dono dello Spirito Santo: “Senza sperimentare corruzione hai concepito, e hai prestato la carne al Verbo, Artefice dell’universo, o Madre ignara d’uomo, o Vergine Madre-di-Dio, ricet­tacolo di Colui che non può esser contenuto, dimora del tuo immenso Creatore: noi ti magnifichiamo… È giusto cantare la Vergine che genera; essa sola infatti ha portato, celato nelle proprie vi­scere, il Verbo che guarisce la natura inferma dei mortali, e che ora, assiso alla de­stra pater­na, ha mandato la grazia dello Spirito”. Il testo si serve di un linguaggio cristologico quasi audace (“hai prestato la carne…”) per parlare dell'incarnazione del Verbo.
            Il Cristo inoltre promette lo Spirito Santo ai discepoli; per questo parecchi dei testi della liturgia bizantina sottolineano il legame stretto tra Ascensione e Pentecoste: “Disse l’augusta e venerabile bocca: Non soffrirete per la mia assenza, voi, miei amici: assiso infatti insieme al Padre sull’eccelso trono, effonderò la generosa grazia dello Spiri­to, perché risplenda su quanti la deside­ra­no… Legge immutabile, il Verbo veracissimo, dona tranquillità ai cuori: portata infatti a compi­mento la sua opera, rallegra gli amici, il Cristo, elargendo lo Spirito come aveva promes­so, con vento impetuoso e lingue di fuoco”. La Pentecoste è cantata come il momento salvifico contrapposto alla dispersione di Babele: “La potenza del divino Spirito, col suo avvento ha divinamente composto in un’unica armonia il linguag­gio che un tempo era divenuto molteplice in coloro che si erano uniti per uno scopo malvagio; essa ha ammaestrato i credenti nella scienza della Trinità , dalla quale siamo stati rafforzati”.
            La Pentecoste è anche celebrata come un momento battesimale. In primo luogo in quanto il dono dello Spirito è illuminazione per gli apostoli e per tutti i cristiani: “Incomprensibile è la Tearchia suprema: essa ha reso eloquenti gli illetterati, che con una sola loro parola fanno tacere gli oracoli del­l’er­rore, e con la folgore dello Spirito sottrag­gono popoli innumerevoli alla notte profonda… È l’eterno splendore dall’immane potere illuminante procedente dalla Luce ingenita, quello che ora, mediante il Figlio, dall’essen­za del Padre, manifesta con fragore di fuoco il proprio connatu­rale fulgore alle genti raccolte in Sion”. Il costato trafitto di Cristo diventa allora un battesimo ed un dono dello Spirito Santo: “Mescolando alla parola il divino lavacro di rigenera-zione per la mia natura composi­ta, tu lo riversi su di me come fiume inondante dal tuo immaco­lato fianco trafit­to, o Verbo di Dio, conferman­dolo con l’ardore dello Spiri­to”.

P. Manuel Nin, Pontificio Collegio Greco, Roma.

Nessun commento:

Posta un commento