sabato 7 marzo 2015

Terza Domenica di Quaresima: Domenica dell' Adorazione della Croce


Icona della Esaltazione della Croce 
( collezione privata)



Domenica dell'Adorazione della preziosa e vivificante Croce

Nel cuore della Quaresima, nella sua domenica centrale, la Chiesa offre alla adorazione dei fedeli la santa e vivificante Croce ornata a festa di fiori. Alla vigilia di questo giorno, dopo la grande dossologia, la croce viene portata in solenne processione al centro della chiesa e lì resta per l’intera settimana, durante la quale essa è venerata con un rito particolare, dopo ogni servizio liturgico. È da notare che il tema della croce, che predomina nell’innologia di questa domenica, è sviluppato in termini non di sofferenza, bensì di vittoria e di gioia. Inoltre i temi musicali (hirmoi) del Canone della domenica sono tratti dall’ufficio pasquale – “Giorno della Resurrezione” – e il Canone è una parafrasi di quello di Pasqua. Il significato di tutto questo è chiaro: siamo ametà Quaresima. Da un lato, lo sforzo fisico e spirituale, se è stato serio e sostenuto, comincia a farsi sentire, il suo peso si fa più gravoso, la nostra fatica più evidente. Abbiamo bisogno di aiuto e d’incoraggiamento. E d’altro lato, dopo aver sostenuto questa fatica e scalato la montana fino a questo punto, cominciamo a intravedere la fine del nostro pellegrinaggio, e i bagliori della Pasqua si fanno più intensi. La Quaresima è la nostra auto-crocifissione, la nostra esperienza per quanto limitata, del comandamento di Cristo che abbiamo ascoltato nella lettura evangelica di questa domenica: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Marco 8, 34). Ma non possiamo prendere la nostra croce e seguire Cristo se non abbiamo la sua croce, quella di cui egli si è caricato per salvarci. È la sua croce, e non la nostra, che ci salva. È la sua croce che, non soltanto dà un senso alle altre croci, ma dà loro anche forza. Questo ci è spiegato nel Synaxarion della Domenica della Croce: “In questa Domenica, la terza di Quaresima, celebriamo la venerazione della croce preziosa e vivificante, e per questa ragione: poiché durante i quaranta giorni di digiuno noi in qualche modo crocifiggiamo noi stessi... e diventiamo tristi e abbattuti e scoraggiati, ecco che ci viene presentata la croce che dà vita, per ristorarci e rassicurarci, per ricordarci la passione di nostro Signore e per confortarci... noi siamo come quelli che percorrono un sentiero lungo e aspro e sono affaticati; vedendo un bell’albero con molte foglie, si siedono alla sua ombra per un momento e poi, come ringiovaniti, continuano il loro viaggio. Così, oggi, in questo tempo di digiuno, di cammino difficile e di sforzo, la croce che dà vita fu piantata in mezzo a noi dai santi Padri per procurarci riposo e ristoro, per renderci leggeri e coraggiosi in vista del compito che resta da fare... O, per dare un altro esempio: quando sta per venire un re, dapprima appaiono il suo stendardo e i suoi emblemi, poi viene lui in persona, pieno di allegrezza e di giubilo per la vittoria, riempiendo di gioia tutti i suoi sudditi; allo stesso modo, nostro Signore Gesù Cristo, che sta per mostrarci la sua vittoria sulla morte e apparire a noi nella gloria del giorno della resurrezione, ci invia prima il suo scettro, l’emblema regale, la croce che dà la vita, che ci riempie di gioia e ci rende pronti a incontrare, per quanto ci è possibile, il Re stesso e a render gloria alla sua vittoria... Tutto questo nel bel mezzo della Quaresima, che è come una sorgente amara, a motivo delle lacrime, a motivo anche degli sforzi e dello scoraggiamento che comporta... Ma Cristo conforta noi che siamo come in un deserto, finché ci condurrà alla Gerusalemme spirituale attraverso la sua resurrezione... poiché la croce è detta l’Albero della Vita, è l’albero che fu piantato nel paradiso; per questo motivo i nostri Padri l’hanno piantata nel mezzo della santa Quaresima, ricordandoci ad un tempo la beatitudine di Adamo e come egli ne fu privato, ricordandoci anche che, comunicando a quest’albero, noi non moriamo più, ma siamo tenuti in vita...”.

da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974



Apolitikion




 Σσον Κύριε τν λαόν σου κα ελόγησον τν κληρονομίαν σου, νίκας τος Βασιλεσι κατ βαρβάρων δωρούμενος κα τ σν φυλάττων δι το Σταυρο σου πολίτευμα.

Salva, o Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità, concedi ai regnanti vittoria sui barbari e custodisci con la tua Croce il tuo regno.





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